Sentiamo spesso identificare le imprese in base alla dimensione relativamente al fatturato, il numero di dipendenti e altri parametri numerici.
In Italia, la normativa di riferimento è la Raccomandazione n. 2003/361/CE della Commissione Europea del 6 maggio 2003, che definisce le microimprese, piccole e medie imprese in base a criteri precisi.
Possiamo pertanto dividere le imprese in tre categorie:
Microimpresa: meno di 10 occupati con un fatturato annuo o totale di bilancio annuo non superiore a 2 milioni di euro;
Piccola impresa: meno di 50 occupati e un fatturato annuo o totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro;
Media impresa: meno di 250 occupati con fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, o totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro.
Specifichiamo di seguito la terminologia utilizzata:
- Occupati: include dipendenti a tempo pieno, parziale o stagionale, proprietari-gestori e soci che svolgono un’attività regolare nell’impresa. Non sono inclusi apprendisti, persone con contratto di formazione o di inserimento e occupati in congedo di maternità o paternità;
- Fatturato annuo: importo netto del volume d’affari, al netto di sconti, abbuoni, IVA e altre imposte;
- Totale di bilancio: totale dell’attivo patrimoniale.
Un’impresa è considerata “indipendente” se il suo capitale o diritti di voto non sono detenuti per più del 25% da una o più imprese non conformi alla definizione di PMI. Esistono eccezioni a questa regola per alcune categorie di investitori, come società pubbliche di partecipazione, università, centri di ricerca, ecc.
La normativa definisce anche le imprese “associate” e “collegate”, che possono influenzare la classificazione di un’impresa come PMI. In questi casi, è necessario considerare anche i dati delle imprese associate o collegate per determinare la dimensione dell’impresa.
In particolare:
- se un’impresa è indipendente, utilizzerà solo il numero di dipendenti e i dati finanziari contenuti nei suoi conti annuali per verificare se rispetta le soglie indicate;
- per quanto riguarda le imprese associate, l’impresa oggetto di valutazione PMI deve aggiungere ai suoi dati una proporzione del calcolo degli effettivi e degli elementi finanziari dell’impresa associata al momento di determinare la propria ammissibilità alla condizione di PMI. Questa proporzione rifletterà la percentuale maggiore tra quote o di diritti di voto detenuta;
- per quanto riguarda le imprese collegate, occorre aggiungere ai dati dell’impresa oggetto di valutazione PMI il 100% dei dati dell’impresa collegata per determinare se essa rispetta le soglie di effettivi e le soglie stabilite. Quando un’impresa non redige i conti consolidati e l’impresa alla quale è collegata si relaziona a sua volta con altre imprese (associata di collegata), l’impresa oggetto di valutazione PMI deve aggiungere il 100% dei dati di tutte le imprese collegate e la percentuale pro rata delle imprese associate.
La definizione di PMI (Piccola e Media Impresa) è importante per esempio, per accedere a bandi e agevolazioni pubbliche.
La corretta classificazione come micro, piccola o media impresa è cruciale per le aziende che desiderano accedere a finanziamenti, agevolazioni e bandi pubblici. È importante conoscere i criteri di classificazione e le normative europee e nazionali in materia.
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